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Indira Ghandi

Indira Gandhi

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Indira Gandhi

 

Tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Indira Priyadarshini Nehru-Gandhi (Hindi.Allahabad,19 novembre 1917 – Nuova Delhi, 31 ottobre 1984) è stata una politica indiana.

Fu il primo ministro donna indiano e rappresentò una figura centrale nel Congresso nazionale indiano. Gandhi, che lavorò in politica dal 1966 ala 1977 e poi di nuovo dal 1980 fino al suo assassinio nel 1984, fu il secondo ministro per anzianità di servizio e l’unica donna a ricoprire questa carica. Indira Gandhi fu l’unica figlia del Primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru. Lei lavorò come Capo di stato maggiore dell’amministrazione capeggiata da suo padre tra il 1947 e il 1964 e arrivò a esercitare una notevole influenza, seppur non ufficiale, al governo. Fu eletta presidente del Congresso nazionale indiano nel 1959. Fino alla morte di suo padre nel 1964, Gandhi rifiutò di gareggiare per la presidenza del partito e al contrario decise di diventare capo di gabinetto nel governo capeggiato da Lal Bahadur Shastri. Nelle elezioni di partito tenutesi all’inizio del 1966 dopo la morte di Shastri, lei sconfisse il suo rivale, Morarij Desai, per diventare leader del partito e quindi succedette a Shastri come Primo ministro indiano.

Biografia

Fu l’unica figlia di Kamla e Jawaharlal Nehru, il Primo Ministro dell’India. Prese il nome dal marito Feroze Gandhi, il quale non era in alcun modo imparentato con il Mahatma Gandhi. Madre di Rajiv Gandhi suo successore. Fu nominata Primo Ministro dell’India il 18 gennaio 1966. Nel 1967, per la prima volta, il Partito del congresso subì un forte calo di consensi dovuto alla forte presenza di correnti di estrema sinistra in alcuni governi regionali. Il partito si divise in due tronconi, uno conservatore e l’altro progressista. In questa situazione di incertezza Indira Gandhi agì in maniera apparentemente non coerente: dapprima usò la forza per abbattere i governi di sinistra dell’Uttar Pradesh e del Bengala Occidentale; successivamente, dopo la vittoria della destra nelle consultazioni elettorali del 1968/69, sembrò assumere posizioni più vicine alle sinistre poiché, nel giro di pochi giorni, procedette alla nazionalizzazione di una decina di banche d’affari al fine di assicurarsi il consenso di socialisti e comunisti in vista delle elezioni presidenziali che si sarebbero tenute nel 1969. Nel 1975, un tribunale la ritenne colpevole di brogli elettorali e la condannò all’interdizione dai pubblici uffici per sei anni. Nello stesso anno il paese fu attraversato da spinte secessioniste, che portarono la Gandhi a proclamare lo stato d’emergenza nazionale e a prendere misure severe contro le opposizioni. Quando il paese tornò alle urne nel 1977, il suo partito venne sconfitto e Indira, un anno dopo, fu addirittura incarcerata per alcuni giorni. Ma si riorganizzò e in pochi mesi fondò un nuovo partito, il Congresso nazionale indiano (Indian National Congress), che vinse le elezioni del gennaio 1980 e le consentì di ritornare alla guida del governo. Il suo secondo mandato iniziò il 14 gennaio di quell’anno. All’inizio degli anni ’80 si sviluppa in India un movimento estremista sikh che vuole l’indipendenza del Punjab indiano. Indira Gandhi decide di intervenire con l’esercito, ed espugna il Tempio sacro dei sikh con un bombardamento e una sanguinosa occupazione ed uccidere molti sikh che si erano radunati quella giornata per il martirio del Guru Arjan Dev Ji, per poter quindi evitare che in futuro qualcun altro potesse chiedere l’indipendenza del Punjab.

L’assassinio

Indira Gandhi morì il 31 ottobre 1984, uccisa dalle sue due guardie del corpo sikh per aver ucciso molti innocenti sikh con operation blue star facendo molti danni anche al tempio sacro dei sikh . La sera del 30 ottobre, Indira Gandhi era appena tornata da un faticoso giro elettorale nell’Orissa. In quell’occasione aveva concluso il discorso con queste parole:

« Non ho l’ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio della nazione. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l’India. »

La mattina del 31 ottobre del 1984, alle 9.08, Indira scese i tre gradini della residenza per raggiungere il giardino. Vestita di un sari arancione (uno dei colori della bandiera nazionale dell’India) si avviò verso le due guardie responsabili della sua sicurezza, e fece loro un cenno di saluto. La Gandhi conosceva bene uno dei due, quello più vecchio, Beant Singh, di circa quarant’anni. L’altro era il ventunenne Satwant Singh, in servizio da pochi mesi. Non appena ebbe salutato le due guardie, il più vecchio, Beant Singh, impugnando una P38 esplose tre colpi in direzione del Primo ministro dell’India. Immediatamente, anche Satwant Singh esplose tutte le trenta pallottole del suo mitra Sten. Non meno di sette proiettili la colpirono all’addome, una decina il petto, alcuni perforarono il cuore. Indira Gandhi non ebbe neanche il tempo di gridare. Morì sul colpo. I giorni seguenti per l’India e il popolo indiano, furono giorni di lutto, di tragedia, di disperazione, di disorientamento. Lo scrittore e giornalista Javier Moro ha descritto l’assassinio di Indira Gandhi nel suo libro biografico Il sari rosso (capitoli 33-34). Molto critico nei suoi confronti era stato invece il famoso scrittore Salman Rushdie. Nel romanzo “I figli della mezzanotte” (1981). Le sue posizioni si ritrovano ribadite, sia pure quasi di passaggio, nell’omonimo film (2013) che la regista Deepa Mehta ha tratto dall’opera.

RIASSUNTO:

Indira Priyadarshini Nehru-Gandhi (Allahabad, 19 novembre 1917 – Nuova Delhi, 31 ottobre 1984)

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Indira Gandhi con il Mahatma Gandhi durante lo sciopero della fame del 1924

Fu il primo ministro donna indiano e rappresentò ­­­­una figura centrale nel Congresso Nazionale Indiano. Gandhi, che lavorò in politica dal 1966 al 1977 e poi di nuovo dal 1980 fino al suo assassinio nel 1984, fu il secondo ministro per anzianità di servizio e l’unica donna a   ricoprire questa carica. Lei lavorò come Capo di stato maggiore dell’amministrazione capeggiata da suo padre tra il 1947 e il 1964 e arrivò a esercitare una notevole presidente del Congresso nazionale indiano nel 1959. Fino alla morte di suo padre nel 1964, Gandhi rifiutò di gareggiare per la presidenza del partito e al contrario decise di diventare capo di gabinetto nel governo capeggiato da Lal Bahadur Shastri. Fu nominata Primo Ministro dell’India il 18 gennaio 1966. Nel 1967, per la prima volta, il Partito del Congresso subì un forte calo di consensi dovuto alla forte presenza di correnti di estrema sinistra in alcuni governi regionali. Il partito si divise in due tronconi, uno conservatore e l’altro progressista. In questa situazione di incertezza Indira Gandhi agì in maniera apparentemente non coerente: dapprima usò la f
orza     per abbattere i governi di sinistra dell’Uttar pradesh e del Bengala occidentale; successivamente sembrò assumere posizioni più vicine alle sinistre poiché, nel giro di pochi giorni, procedette alla nazionalizzazione di una decina di banche d’affari al fine di assicurarsi il consenso di socialisti e comunisti in vista delle elezioni presidenziali che si  sare
bbero tenute nel 1969. Nel 1975, un tribunale la ritenne colpevole di brogli elettorali e la condannò all’interdizione dai pubblici uffici per sei anni. Nello stesso anno il paese fu attraversato da spinte secessioniste, che portarono la Gandhi a proclamare lo stato d’emergenza nazionale e a prendere misure severe contro le opposizioni. Quando il paese tornò alle urne nel 1977, il suo partito venne sconfitto e Indira, un anno dopo, fu addirittura incarcerata per alcuni giorni. Ma si riorganizzò e in pochi mesi fondò un nuovo partito. Indira Gandhi morì il 31 ottobre 1984, uccisa dalle sue due guardie del corpo sikh per aver ucciso molti innocenti sikh con operation blue star facendo molti danni anche al tempio sacro dei sikh . La sera del 30 ottobre, Indira Gandhi era appena tornata da un faticoso giro elettorale nell’Orissa. In quell’occasione aveva concluso il discorso con queste parole:

“Non ho l’ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio della nazione. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l’India.”

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Indira Gandhi – primo ministro indiano

La mattina del 31 ottobre del 1984, alle 9.08, Indira scese i tre gradini della residenza per raggiungere il giardino. Vestita di un sari arancione (uno dei colori della bandiera nazionale dell’India) si avviò verso le due guardie responsabili della sua sicurezza, e fece loro un cenno di saluto. La Gandhi conosceva bene uno dei due, quello più vecchio, Beant Singh, di circa quarant’anni. L’altro era il ventunenne Satwant Singh, in servizio da pochi mesi. Non appena ebbe salutato le due guardie, il più vecchio, Beant Sing
h esplose tre colpi in direzione del Primo ministro dell’India. Immediatamente, anche Satwant Singh esplose tutte le trenta pallottole del suo mitra Sten. Non meno di sette proiettili la colpirono all’addome, una decina il petto, alcuni perforarono il cuore. Indira Gandhi non ebbe neanche il tempo di gridare. Morì sul colpo. I giorni seguenti per l’India e il popolo indiano, furono giorni di lutto, di tragedia, di disperazione, di disorientamento.

 

 

Le mie conclusioni sono che Indira Gandhi è conosciuta perchè è stata il primo ministro donna indiano e perchè lavorò come Capo di stato maggiore.

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